meditate gente, meditate!

Quelli che vedi sono degli appunti, delle curiosità, delle notizie che hanno a che fare col mondo della pubblicità… ma anche no.
Queste notizie possono essere spunto di riflessione o comunque di approfondimento per capire meglio il mondo in cui viviamo.
Buona lettura!

Come aumentare le vendite con il packaging?

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Segno Adv Blog Packaging

Come aumentare le vendite con il packaging? Il packaging è il primo elemento che influenza la scelta del consumatore per questo dobbiamo dedicargli tutta la nostra attenzione.
Vediamo gli step necessari per definire gli elementi che influenzano maggiormente sulla buona riuscita di una confezione.

Seguiamo la Strategia
È fondamentale avere le idee chiare sulla strategia commerciale. Prima di pensare al pack l’azienda ha pensato al prodotto e ai bisogni che deve soddisfare. Il progetto della confezione deve considerare questi aspetti.

Definiamo il target
Niente è per tutti, quindi dobbiamo identificare il target a cui è destinato il prodotto. Questo è fondamentale per capire il linguaggio comunicativo da utilizzare.

Analiziamo i Competitors
Studiare i canali di vendita e i competitors con cui si dividerà gli spazi nel punto vendita è estremamente importante. Capire i linguaggi di riferimento, i colori e gli argomenti.
Tutto questo non per omologarci ma per distinguerci con criterio.

Pratico e Funzionale
Prima che originale dovrà seguire dei criteri di praticità e funzionalità. Pensare un packaging originale ma irrealizzabile o con costi eccessivi di produzione non è sicuramente premiante.
Inoltre dobbiamo prevedere dimensioni tali da essere sottomultipli delle misure del pallet, per evitare un prezzo eccessivo del trasporto e difficoltà di immagazzinamento.

Informazioni obbligatorie
Ogni tipologia di prodotto deve riportare sulla confezione delle informazioni obbligatorie e/o funzionali. Si differenziano in base alle nazioni dove verrà commercializzato. Questo aspetto richiede molta attenzione.

Comunichiamo i Valori
La confezione deve raccontare il prodotto, i suoi plus, i suoi valori in modo onesto e chiaro.
Evidenziare i motivi per cui una persona dovrebbe scegliere di acquistare quel prodotto anziché un altro.

Rendiamolo Unico
Dopo aver tenuto conto di tutti gli aspetti preliminari dobbiamo studiare un packaging originale, che sia facilmente identificabile, con una forte connotazione per renderlo unico, così da catturare l’attenzione del cliente e indurlo all’acquisto.

Se un packaging risponde a queste prerogative ha i presupposti per incrementare le tue vendite.

Per saperne di più contattaci, saremo ben lieti di darti tutte le indicazioni necessarie.

 

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Il nuovo mondo degli imballaggi

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il nuovo mondo degli imballaggi

Oltre due anni fa si manifestarono i primi casi del Covid-19 che ha cambiato (per molti definitivamente) alcuni aspetti della nostra vita sociale e in particolare del modo di procurarsi il cibo e i beni di prima necessità.

In poco tempo il mondo ha subito uno shock dove ansia e incertezza hanno preso il sopravvento. Inizialmente le persone hanno fatto “scorta” dei beni ritenuti necessari e indispensabili per affrontare la pandemia: farina, riso, conserve, latte, prodotti per la prevenzione e salute, igiene personale e sanificanti.

Intendiamoci, modificare lo status quo non è per forza un danno; è come quando si gioca a carte e si mescola il mazzo per dare altre opportunità.

In questo frangente, i fatti maggiormente emergenti sono stati gli acquisti online e l’approvvigionamento dei cibi consegnati a domicilio, fatti che hanno provocato una rivoluzione silenziosa nel mondo del packaging.

Acquisto online dei prodotti di prima necessità

Questo tipo di acquisto eterogeneo e il relativo trasporto richiedono un concetto di componibilità delle confezioni per una riduzione del volume e l’ottimizzazione del peso; una modularità diversa e compatibile con quella precedentemente adottata che teneva conto delle dimensioni dei pallets.

Non solo. Le nuove confezioni devono garantire che il prodotto contenuto non venga alterato né dal trasporto, né da agenti esterni.

Le condizioni di trasporto non garantiscono la “catena del freddo” quindi certi prodotti hanno dovuto subire una modifica nei loro ingredienti (nuova formulazione, nuovo modo di proporli, confezionarli e proteggerli).

L’attenzione di noi progettisti si è focalizzata sulla capacità dell’imballo di conservare, anche per lunghi periodi, il gusto, il sapore e l’integrità dei prodotti ma anche sulla sicurezza in modo che il pack eviti possibili contaminazioni/alterazioni durante le varie fasi (produzione – stoccaggio – trasporto – consegna).

Per capire la mole commerciale interessata, basta pensare che in questo periodo il trend delle vendite online è passato dall’81% al 162% (fonte Nielsen).

Cibi consegnati a domicilio

Ancora di più con le consegne a domicilio, è stata apprezzata la capacità di proteggere e rendere possibili tutti gli spostamenti del prodotto, dalla fonte fino alla soglia di casa, mantenendo inalterato il contenuto e soprattutto trattenendo il calore o il freddo dei cibi pur effettuando la consegna con mezzi relativamente adatti.

Tutto questo ha comportato un cambio sostanziale nelle confezioni: dalle materie prime alle forme e l’introduzione di espedienti adatti alla conservazione delle peculiarità dei prodotti.

Chi è rimasto agli imballaggi tradizionali ha quasi sicuramente avvertito una (solo apparentemente inspiegabile) flessione nel commercio che magari ha sviluppato analisi fasulle e menzognere.

L’importante è rivolgersi a quelle agenzie che ben conoscono il problema e che lo hanno già affrontato con successo.

Smart Working emergenza o nuova opportunità?

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smart working emergenza o nuova opportunità?

Smart Working si traduce letteralmente in “Lavoro Intelligente” ma per noi italiani la migliore traduzione è “Lavoro Agile”; rappresenta un modo diverso per fornire prestazioni da remoto a favore delle aziende presso cui si è dipendenti o verso le quali si hanno obblighi lavorativi (prestazioni di servizi, consulenze, ecc.).

Di conseguenza e parallelamente in questi ultimi due anni sono proliferate le offerte gratuite per partecipare a webinar (riunioni o presentazioni online tenute via internet in tempo reale, eventi online capaci di collegare persone anche da tutto il mondo) nei quali vengono sviluppati dei focus su vari temi. Anche questo è un nuovo modo per mantenere i contatti fra i fornitori di servizi e l’utenza.

Il COVID e lo Smart Working

Questo nuovo modo di lavorare è emerso da quando la pandemia del COVID-19 ci ha fatto capire che la condivisione di spazi con altre persone ed eventuali trasferimenti coi mezzi pubblici erano da evitare oppure essi stessi severamente vietati.

Ecco allora che le aziende hanno cercato di sopperire strutturandosi in modo che i propri dipendenti potessero ugualmente dare il proprio contributo e permettere all’azienda di “navigare” ugualmente anche se in acque più “burrascose”.

Lo Smart Working somiglia molto al telelavoro ma rispetto a esso permette una maggiore flessibilità, lasciando al fornitore d’opera la possibilità di integrare altri impegni che la pandemia ha portato con sé e che non facevano parte della consuetudine precedente.

Per capire l’importanza di questa nuova forma lavorativa facciamoci bastare due numeri: nel 2019 coloro che utilizzavano lo Smart Working erano l’11% mentre nel 2020 la percentuale è passata addirittura al 77%!

Cosa serve?

In fin dei conti l’attrezzatura necessaria è, di fatto, già presente in moltissime case: un PC, anche portatile, e una buona connessione a internet attraverso contratti per ADSL o Fibra. Diamo per scontata la disponibilità dei dipendenti perché in questo caso hanno una serie di benefici.

Pro e contro

Come in ogni situazione, ci sono pro e contro ma per quanto riguarda lo smart working i contro sono veramente pochi come la necessità di allestire un ambiente dedicato al lavoro, il reperimento di tecnologie adeguate al lavoro che si svolge (pc, tablet, scanner, stampante, tool, software), la difficoltà nel separare vita privata e professionale (familiari che entrano ed escono dalla stanza, interruzioni, rumori).

Alcune cose favorevoli possono essere:

  • nessun costo di trasferimento casa-lavoro e lavoro-casa;
  • tempi di viaggio annullati quindi minor tempo sprecato;
  • minori emissioni di gas nocivi;
  • maggiore comfort;
  • risparmio di denaro;
  • maggiore tempo da dedicare alla famiglia;
  • facilità nel gestire più attività durante il giorno.

Anche per le aziende si parla di un forte risparmio con la possibilità di ambienti più piccoli da illuminare e termo-condizionare, riduzioni dei consumi energetici e dipendenti molto meno frustrati e con la possibilità comunque di verificarne i tempi di applicazione.

Analizzando quanto detto finora i pro sovrastano i contro, ma bisogna considerare la necessità di fare un vero e proprio cambiamento sociale e culturale verso la digitalizzazione delle imprese.

Molti imprenditori lungimiranti hanno da tempo adottato misure per diminuire lo stress dei dipendenti e per aumentarne il benessere anche nei nuovi posti di lavoro, ma per avere aziende connesse in rete in cui le persone interagiscono da remoto, è fondamentale l’introduzione di tecnologie pensate appositamente per lo Smart Working.

Qui si tocca un tasto dolente: purtroppo l’Italia è da sempre il fanalino di coda nel mondo industrializzato in quanto a infrastrutture informatiche. In genere si paga molto per avere poco. Basta guardare nei Paesi più vicini per renderci conto di come l’Italia sia messa male. Le PMI non possono essere competitive su questo piano.

In sintesi

Lo Smart Working, per la sua semplicità e facilità d’uso, sarà per molti di noi il futuro a patto che le infrastrutture informatiche possano garantire alte prestazioni, che le periferiche adoperate siano molto evolute e che le aziende sappiano strutturarsi in modo corretto per ricevere il lavoro da remoto: su questo piano misureremo la competitività del nostro Paese.

Ora è il momento di fare un ulteriore passo in avanti.

Cos’è il Bounce Rate?

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cos'è il bounce rate?

Cos’è il Bounce Rate?

Il grande affollamento sulle vie informatiche e le sempre più innovative interazioni fra social e siti web, richiedono un continuo monitoraggio sulle prestazioni e sulle prestazioni tecniche di quest’ultimi.

Uno dei valori che vengono tenuti d’occhio è il Bounce Rate. Proviamo a chiarirci un po’ le idee su questo punto.

Bounce Rate (in italiano frequenza di rimbalzo) è un termine utilizzato nel monitoraggio e nell’analisi delle prestazioni di un sito web. Un rimbalzo avviene quando l’utente abbandona il sito dopo aver preso visione di una sola pagina in un tempo relativamente breve (pochi secondi).

In Google Analytics, il rimbalzo è inteso come una sessione di una sola pagina web, cioè come una visita in cui si attiva un’unica richiesta (come quando un utente apre una pagina sul sito ed esce senza fare altre richieste).

Molti sistemi di statistiche fissano il Bounce rate in una visita più breve di 30 secondi: un visitatore è definito disinteressato ai contenuti di una pagina se l’abbandona entro 30 secondi. In altri sistemi di monitoraggio, il rimbalzo viene misurato con lassi di tempo ancora più brevi (anche a 5 secondi).

Una bassa percentuale di Bounce è indice di buona disposizione dei contenuti e di un aspetto accattivante che porta il visitatore a continuare nell’esplorazione del sito.

Come capire se il Bounce Rate del sito è troppo alto

Un valore alto di Bounce Rate non è necessariamente un problema, in quanto bisognerebbe incrociare questa informazione con altri dati (come ad esempio il tempo di permanenza). Inoltre è fondamentale tenere sempre in considerazione la natura e le caratteristiche del sito web: i blog e i siti e-commerce hanno infatti valori medi di Bounce Rate legati alle loro specifiche finalità.

Per un comune sito è un buon obiettivo mantenere la Frequenza di Rimbalzo bassa.

Non è facile capire se il valore del Bounce Rate registrato dal proprio sito è troppo alto, poiché non può essere stabilita una percentuale che sia indicativa per qualsiasi tipo di progetto. Per questo la Frequenza di Rimbalzo va esaminata da personale specializzato secondo diverse prospettive.

Per esempio, il valore della Frequenza di Rimbalzo può risultare alto anche solo per alcune pagine del sito: questo problema è risolvibile migliorando l’organizzazione dei contenuti e il percorso di link interni o anche la velocità di caricamento.

È importante il valore di Bounce rate?

Pur con tutte le considerazioni che ho finora espresso, il valore della Frequenza di rimbalzo non può essere trascurato se vogliamo che il sito web abbia le migliori prestazioni possibili: è un valore generato da molti fattori che vanno compresi e migliorati.

Non è per niente semplice farlo, per questo le web agency come SEGNO ADV sono in continua formazione e approfondiscono ogni aspetto legato al sito web in esame.

C’è spazio per i tuttologi?

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c'è spazio per i tuttologi?

La domanda è retorica, lo so: no, non c’è più spazio per il pressappochismo.

Una volta, con la sola progettazione su mezzi cartacei e poco più, lo spazio per coloro che sapevano cavarsela grazie all’esperienza e alla loro intraprendenza era maggiore. Sia chiaro: nessuna “improvvisazione creativa”; per questo genere di persone non c’è mai stato spazio.

Da quando le vie informatiche si sono sempre più specializzate, esse richiedono addetti estremamente preparati. I gestori (Google, Facebook, Instagram, Linkedin… solo per dirne alcuni) offrono strumenti sempre più sofisticati che possono ottenere i risultati sperati solo se guidati da persone che ne abbiano una grande conoscenza e padronanza. Tutti ispirati all’interazione.

La specializzazione: estrema come non lo è mai stata.

È innegabile che alcune persone/aziende ottengano buoni risultati con la presenza sui social improntata al “fai-da-te”: pensate quali sarebbero i risultati se queste azioni fossero gestite con padronanza dagli addetti.

“Ma quanto costa?” è la domanda che viene posta per prima. Suggerisco di cambiare la domanda in “Ma quanto mi rende?”
Sì, perché è questo il nocciolo! La spesa da affrontare è un investimento: quello che conta è il risultato che può e deve rendere sostenibile tale investimento.

Un consiglio: non ragionate al contrario. Prendete la via maestra.

Conseguenze del COVID-19 sugli investimenti pubblicitari

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Conseguenze del COVID-19 sugli investimenti pubblicitari

E’ possibile tracciare un grafico che visualizzi le conseguenze del COVID-19 sugli investimenti pubblicitari?

Una cosa è certa: lo stato del mercato pubblicitario nella prima parte dell’anno, per intenderci durante il periodo di chiusure aziendali o comunque di rallentamento nella produzione e nel commercio, è desolante; nella seconda parte dell’anno, escluso il periodo estivo, forse è stato ancora peggio. Ma qualche spiraglio lascia intravedere una possibile ripresa.

“Confidiamo nel 2021 se, come tutti ci auguriamo, la vaccinazione potrà progressivamente sconfiggere questo terribile virus. Solo allora potrà realizzarsi l’effettiva riapertura delle attività commerciali e sarà concessa una maggiore libertà di movimento.”

Questo è quanto emerge da molti sondaggi che più agenzie demoscopiche hanno proposto agli intervistati, in particolare raccogliendo le loro opinioni sull’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sugli investimenti pubblicitari e la loro ricaduta sul consumo.

Il senso di precarietà e d’impotenza ha spostato gli interessi delle persone verso il centellinamento delle loro risorse economiche privilegiando i beni indispensabili e favorendo l’accantonamento e il risparmio; questo ha messo in ginocchio moltissime attività produttive e commerciali.

Per quanto ci riguarda, abbiamo visto un forte spostamento degli interessi dei nuovi imprenditori verso le strutture informatiche dove stanno attivando nuove forme di commercio online.

Sicuramente questa è stata la conseguenza dell’isolamento dovuto ai timori di contagio ma pensiamo che queste nuove forme avranno un grande successo nei prossimi mesi e anche anni.

È naturale: tutto dev’essere ben organizzato e programmato; questa situazione economica non lascia spazio all’improvvisazione.

La vitalità e l’inventiva tipicamente italiane andranno a compensare quelle mancanze endemiche del nostro sistema economico.

Ci sembra proprio il caso di citare un antico saggio: tutto il male non viene per nuocere!